Circa 30 milioni di anni fa, l’ambiente fossilifero del Chiavon Bianco presentava caratteristiche completamente differenti da quelle che possiamo osservare oggi. La maggior parte dei resti che sono stati ritrovati tra pesci e piante, vivono attualmente nelle acque costiere dell’Oceano Indo- Pacifico, nella Costa Orientale dell’Africa fino all'Area Indo-Australiana. Il clima che caratterizzava l’area del Chiavon durante l’Oligocene Medio corrisponde infatti a quello che oggi caratterizza queste zone: un clima parzialmente tropicale secco-umido e parzialmente equatoriale. L’ittiofauna oligocenica del Chiavon presenta anche specie di clima temperato (passaggio tra un clima tropico-equatoriale ad un clima atlantico-mediterraneo). L’ambiente di sedimentazione dei fossili doveva essere un bacino di piccole dimensioni simile ad una baia marina, di ambiente costiero nel quale giungevano apporti terrigeni a granulometria fine, che provenivano da un’area emersa a nord( le Alpi). A sud il bacino comunicava con il mare aperto mentre la vicinanza di fonti d’acqua dolce è documentata dalle abbondanti filliti di origine continentale e dalle numerose forme ittiche tipiche di ambiente deltizio reperite. Le acque della baia ospitavano sia pesci planctofagi, sia pesci predatori provenienti dal mare aperto, oltre a molluschi, crostacei ed echinodermi. La vegetazione della zona era costituita da diverse comunità algali che popolavano il bacino mentre le terre adiacenti emerse erano ricoperte da foreste tropicali e spiagge che ospitavano numerosi palmeti. La stabilità dell’equilibrio vitale degli organismi e delle specie che popolavano l’habitat marino della baia era garantita dall’assenza di circolazione verticale dell’acqua: le acque profonde, anossiche e velenose, rimanevano nettamente distinte dalle acque superficiali, ben ossigenate e ricche di nutrimenti. Quest’ultime infatti ospitavano le numerosissime specie planctofaghe reperite nell’area e destinate in alcuni casi ad essere predate anche da pesci di mare aperto. In questo ambiente paleografico le eruzioni vulcaniche costituivano eventi devastanti e traumatici per tutte le forme di vita presenti: improvvisi fenomeni di questo tipo sembrano essere stati la causa dell’avvelenamento dell’habitat marino della baia Chiavon Bianco. L’eruzione vulcanica provocava la risalita di acque anossiche e ricche di H2S dalle zone più profonde sino alla superficie, causando la morte dei pesci. In questo ambiente i numerosi organismi presenti trovavano ottime condizioni per il processo di fossilizzazione e di conservazione nei fondali marini. |